Tendenze fitness, cosa andrà di moda nel 2013?

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Anche il fitness ha le sue tendenze. Alcune si impongono solo per brevi periodi per cadere presto nel dimenticatoio, altre invece diventano dei veri e propri ever green e godono di popolarità immutata anche dopo molto anni. Cosa accadrà nel 2013? Quali discipline conquisteranno palestre e centri sportivi e quante si conserveranno a lungo? Mentre per il nostro Paese nessuno sembra azzardare previsioni negli Stati Uniti sembra che il titolo di nuova tendenza fitness sia già stato assegnato a diverse discipline, vecchie e nuove, alcune delle quali ben note anche nel Belpaese le quali verranno però proposte in chiave rinnovata.

I fitness trainer americani promettono, ad esempio, di dare una nuova veste al già collaudato, anzi collaudatissimo, allenamento funzionale o functional training come direbbero loro, con programmi di allenamento sempre più personalizzati. Lo scopo sarà quello di rispondere alle esigenze individuali e ridurre il tasso di infortuni  che, negli allenamenti ad alta intensità, possono interessare i meno esperti.

Il 2013 sarà l’anno del bodyweight training, la ginnastica a corpo libero finalizzata a ridare efficienza e flessibilità al corpo mantenendolo giovane più a lungo senza alcun ricorso ad attrezzi e macchinari ma puntando tutto sulla sua sola forza. Pull up, push up e sit up per aumentare forza e resistenza attraverso programmi di allenamento che possono essere seguiti sia in palestra che al parco.

Nell’anno che verrà farà parlare di sè anche il Tabata Style Interval Training, rivisitazione del già noto interval training in cui i periodi di sforzo intenso sono lunghi il doppio rispetto ai periodi di riposo. E’ talmente intenso e allenante che è già entrato a far parte integrante di metodi di allenamento come il bootcamp e lo spinning.

Meno entusiasmante la notizia che vede in salita i programmi di dimagrimento per bambini, conferma del dilagare dell’obesità infantile e della necessità di mettere a punto discipline ad hoc per questa esigenza che i più piccoli non dovrebbero avere.

Photo credit | Think Stock

 

 

 

 

 

 

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