Arti marziali e lotta, troppo violenti per andare in tv

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Ha suscitato un polverone la decisione della Rai di non trasmettere durante le cosidette fasce protette, ovvero nei momenti della giornata in cui i bambini potrebbero assistervi, incontri di arti marziali, boxe e lotta. La motivazione? Si tratta di sport troppo violenti la cui visione da parte dei minori è sconsigliata. Così la trasmissione dei campionati italiani di pugilato femminile è slittata alle 22.30.

La scelta dei vertici Rai ha suscitato lo sdegno del presidente del Coni Giovanni Petrucci che ha dichiarato:

Apprendo con incredulità e sbigottimento che la Rai ha deciso di non trasmettere più in prima serata sport olimpici come pugilato, judo, lotta e taekwondo, per un presunto e incomprensibile rispetto delle ‘fasce protette’ e per tutelare i minori. Si tratta di un atto gravissimo e inaudito, per il quale chiedo al Presidente Tarantola, al Direttore Generale Gubitosi e al Direttore di Rai Sport De Paoli un immediato cambio di strategia perché tale decisione rappresenta un affronto alla storia dell’olimpismo e dello sport italiano, nonché l’esatto contrario di quello che viene normalmente definito ‘servizio pubblico’.

D’altra parte, da sempre le arti marziali quali judo, karate e taekwondo sono gettonatissime proprio dalle famiglie italiane che orientano i figli verso queste discipline sportive già in tenera età proprio perchè ritengono che, oltre giovare alla salute psicofisica del bambino, abbiano una grande valenza educativa.

Una tendenza che ha trovato nuova linfa, afferma ancora Petrucci, a seguito dei recenti giochi olimpici di Londra durante i quali proprio gli sport messi al bando dalla Rai hanno contribuito in maniera determinante al medagliere olimpico con sei podi; “dettaglio” questo che ha fatto loro registrare un boom di iscritti presso palestre e centri sportivi.

Anche questo, il presidente del Coni ha definito la decisione della Rai, un insulto all’intelligenza di questi genitori.

[Fonte]

Photo credit | Think Stock

 

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