L’esercizio fisico migliora la salute di chi è affetto da scompenso cardiaco

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Quando il cuore non riesce a fornire all’organismo la quantità adeguata di sangue ossigenato con conseguenze deleterie sullo svolgimento delle normali attività quotidiane si parla di scompenso cardiaco. Una condizione che, come sapete bene, deve essere costantemente monitorata dal medico e che impone qualche limitazione allo stile di vita di chi ne è affetto.

Se in questi casi è fortemente sconsigliato, anzi vietato, praticare sport faticosi e competitivi lo stesso non può dirsi per un’attività fisica costante e moderata (a meno che la situazione non sia molto grave) che invece sembra giovare allo stato di salute degli “scompensati”.

In particolare, secondo uno studio condoto presso l’università tedesca Martin Luther, l’esercizio fisico previene la perdita di tessuto muscolare legata al disturbo e migliora l’utilizzo dell’ossigeno. I ricercatori tedeschi hanno monitorato, tra il 2005 eil 2008 un campione di 120 persone: 6o affette da scompenso cardiaco e 60 perfettamente sane.

La metà di essi, scelti a caso, è stata invitata a partecipare a un programma di allenamento così strutturato: quattro sedute giornaliere di attività aerobica di venti minuti ciascuna per cinque giorni la settimana e una sessione di allenamento di gruppo della durata di un’ora. Durata totale del programma quattro settimane.

Trascorso questo tempo i dati di una biopsia muscolare hanno rilevato un aumento della forza muscolare e un migliore utilizzo dell’ossigeno pari al 25 per cento in soggetti di età inferiore ai 55 anni e del 27 per cento in soggetti di età superiore ai 65 anni.

In particolare, l’esercizio fisico avrebbe ridotto i livelli di MuRF1, una proteina il cui aumento è indice di degenerazione muscolare, e di Tnf, presente in caso di infiammazione. Secondo Stephan Gielen, il cardiologo che ha coordinato la ricerca:

L’esercizio fisico interrompe il percorso metabolico che conduce all’indebolimento muscolare e attiva quello coinvolto nella loro crescita, contrastando la perdita di tessuto muscolare e l’intolleranza all’attività fisica nei pazienti con scompenso, anche quando si tratta di persone anziane. La nostra ricerca suggerisce, inoltre, la possibilità di studiare nuovi farmaci capaci di rallentare la perdita muscolare negli scompensati

[Fonte]

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