Falsi miti: sudare non equivale a dimagrire

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Spesso chi desidera avere un corpo più snello farebbe di tutto pur di perdere i chili in eccesso, spinto anche da falsi miti che continuano a circolare indisturbati. Uno di questi è l’idea che sudare serva a dimagrire: tuttavia sudare equivale soltanto a perdere liquidi, per effetto del sistema di termoregolazione dell’organismo. Sudando, semplicemente evitiamo il surriscaldamento dovuto all’aumento di temperatura durante un lavoro.
Questa credenza, quindi, non solo è errata, ma anche pericolosa: sottoporsi a torture che prevedono l’uso di pancere in neoprene per incrementare la sudorazione equivale soltanto a perdere maggiori liquidi (che verranno fortunatamente reintegrati al primo bicchiere d’acqua bevuto).

Tuttavia questo ipotetico legame “sudorazione-dimagrimento” ha fatto la fortuna economica di aziende operanti a cavallo tra gli anni ‘80 e fine anni ’90 ma che continuano ad andare molto di moda. Si tratta di aziende intente a diffondere in malafede questo messaggio con l’obiettivo di vendere, soprattutto mediante televendite, corsetti sintetici che, stimolando la sudorazione, avrebbero prodotto il dimagrimento localizzato e senza sacrifici. Sarebbe fantastico, ma non è così.

L’uso di simili scorciatoie spinge non pochi ingenui ad un pericoloso “fai da te”, consistente nella pratica di attività sportive con l’addome avvolto in pellicola per alimenti, il tutto ben nascosto sotto una felpa extra-large. Questa pratica ostacola gravemente una delle principali funzioni di termoregolazione del corpo, con possibili gravi conseguenze. La sudorazione infatti può efficacemente contrastare l’aumento di temperatura corporea solo se consentiamo la sua evaporazione.
Imprigionare il corpo con mille strati di tessuti, pellicole in nylon, impermeabili, k-way e quant’altro, non consente l’efficace controllo della temperatura e un’eccessiva sudorazione può esporre a gravi rischi. La perdita di liquidi in misura pari al 5% del peso corporeo può portare a crisi cardiache, astenia, crampi, nausea e così via. Una perdita del 2% riduce notevolmente le prestazioni motorie con l’insorgere della fatica.
A questo punto, non sarebbe meglio liberare l’organismo evitando il prematuro insorgere dell’affaticamento? Meno fatica equivale ad un lavoro più lungo, quindi ad un utilizzo maggiore di riserve energetiche e, questo sì, equivale al perdere peso!

Foto | Flickr

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