Sport e doping: la caffeina

Bere caffè può essere considerato doping? Solitamente no, eppure la caffeina rientra nell’elenco delle sostanze dopanti, al pari di qualunque altro stimolante. Ciò che viene demonizzato – e quindi punito – non è l’uso comune della caffeina, ma le dosi massicce che vengono assunte per alterare la prestazione sportiva.

Molti atleti sono consumatori abituali di caffè, così come molti sportivi accompagnano i pasti con bevande come la Coca Cola, ma bere un caffè dopo pranzo o consumare due bicchieri di una bevanda contenente caffeina durante la giornata non porta la sostanza ai livelli di guardia, facendo rischiare la squalifica per doping. Quello che proprio non viene accettato, invece, è l’uso massiccio di bevande o pillole contenenti caffeina, che hanno il potere di aumentare la resistenza in attività prolungate ad intensità ridotta.

12 microgrammi/ml è il limite che non bisogna superare se non si vuole incorrere nella positività ad un controllo antidoping. Cosa significa? Che due tazzine di caffè al giorno vanno bene, tre bicchieri di Coca Cola possono passare, ma sette espressi o una bottiglia di Coca possono far risultare positivo il test e far scattare la squalifica. Per non parlare poi dei farmaci prescritti appositamente da medici senza scrupoli, al solo scopo di ottenere un risultato migliore.

E il rischio per la salute dove lo mettiamo? Eh sì, perché si è portati a pensare che un caffè in più o una pillola a base di caffeina non possano arrecare danni all’organismo, mentre il pericolo è sempre dietro l’angolo e si manifesta in insonnia, nervosismo, irritabilità, tachicardia, aritmia, palpitazioni e addirittura patologie gastrointestinali dovute all’abuso di caffeina.

Il gioco vale la candela? Vale la pena rischiare la propria salute per dimostrare di essere più forti, più veloci, più in gamba dell’avversario? Lungi da noi l’intenzione di salire sulla cattedra del giudice, ma un risultato alterato quanto può valere a livello di soddisfazione?