La dieta a zona

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Partiamo da una citazione che introduca la dieta a zona:

“La zona non è una dieta, ma un programma alimentare finalizzato al controllo ormonale.” (Barry Sears, 2004)

Si basa su quattro principi fondamentali che vado or ora a illustrare:

  1. equilibrio insulina- glucagone;
  2. rapporto 40/30/30  (carboidrati/proteine/lipidi);
  3. regolazione della produzione di eicosanoidi “buoni” e “cattivi”;
  4. attività fisica.

Sears, dicevamo: egli afferma che gli eccessi di insulina favoriscono a un tempo un aumento del peso; un calo delle prestazioni fisiche, un aumento dell’appetito.

L’equilibrio ottimale dei due ormoni insulina (secreta in risposta all’assunzione di carboidrati) e glucagone (secreto in risposta al consumo di proteine) permetterebbe di ottenere numerosi benefici quali (in elenco):

  1. riduzione dell’eccesso di adipe;
  2. miglioramento delle prestazioni atletiche;
  3. incremento della massa muscolare;
  4. potenziamento del sistema immunitario;
  5. effetti positivi su malattie quali diabete, ipertensione, aterosclerosi, ipercolesterolemia.

Il rapporto tra carboidrati, proteine, lipidi deve essere di 40/30/30.  Questa proporzione non fa riferimento alle calorie assunte, ma riguarda la quantità assoluta di proteine, di carboidrati e grassi, richiesti ad ogni pasto, per ottenere una corretta risposta insulinica. L’unità di misura del cibo è il blocco. Ogni blocco è composto da:

  1. 9 g di carboidrati;
  2. 7 g di proteine;
  3. 3 g di grassi.

Il calcolo del numero di blocchi da assumere quotidianamente deve tenere conto della propria massa magra e del tipo di attività fisica svolta. Alti valori di insulina stimolano la produzione di acido arachidonico, il responsabile della produzione degli eicosanoidi “cattivi”.

Il glucagone abbinato in sinergia con gli acidi grassi a catena lunga (in modo particolare l’EPA), oltre a contrastare l’innalzamento dell’insulina, inibisce la produzione di acido arachidonico, stimolando la produzione di eicosanoidi “buoni”.

L’equilibrio tra questi due tipi di eicosanoidi permettono di mantenere l’organismo in stato di buona salute. La regolazione di questi eicosanoidi avviene grazie sia agli acidi grassi Omega 3 (presenti soprattutto nell’olio di pesce), sia al controllo di due ormoni l’insulina ed il glucagone. Tutto bello e buono? In realtà, qualche limite c’è:

  1. la quantità consigliata di acidi grassi polinsaturi è troppa. I LARN consigliano un’assunzione inferiore al 15% delle calorie totali della dieta, mentre Sears afferma che possono costituire circa il 22% delle calorie totali.
  2. Il rapporto tra eicosanoidi “buoni” e “cattivi” non è ancora così scientificamente provato
  3. Viene dato troppa importanza al ruolo svolto dall’insulina
  4. Gli alimenti sono difficilmente reperibili sul mercato
  5. Complessità nella composizione dei pasti al fine di ottenere il perfetto rapporto.

Inoltre, se si valuta questo regime dietetico considerando due casi distinti: un soggetto sedentario, tale modello alimentare si rivela essere ipocalorico; un soggetto sportivo, la dieta a zona diventa iperproteica.

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