Doping: EPO, rischi e pericoli di un ormone utile in medicina

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In questi giorni delle Olimpiadi 2012 si è sentito, purtroppo, ancora una volta, parlare dello scottante argomento del doping. Ha fatto particolare scalpore il caso di Alex Schwazer, marciatore italiano campione olimpico a Pechino e trovato positivo al controllo anti-doping per l’ EPO. Questo ormone, l’ eritropoietina, abbreviata in EPO, è una sostanza utilizzata da tempo e con buoni risultati in medicina per curare malattie gravi come tumori, mentre è davvero pericolosa, ma molto diffusa, se assunta come doping per migliorare le prestazioni sportive.

Le lacrime in TV di Schwazer dopo la squalifica da Londra 2012 evidenziano come il problema del doping sia presente e sentito nel mondo dello sport e puntano l’attenzione su questa sostanza, l’EPO . Questo ormone naturalmente prodotto dall’organismo umano dai reni, fegato e cervello, ha la funzione di regolare la produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo. In assenza di ossigeno l’EPO viene prodotto in quantità maggiori, situazione che si verifica anche nel caso di patologie ai reni.

Nell’ambito sportivo la funzionalità dell’ EPO si traduce in un aumento dei globuli rossi circolanti che permettono di incrementare il trasporto di ossigeno ai tessuti muscolari scheletrici e cardiaci, migliorando quindi la prestazione sportiva, sopratutto negli sport di durata che richiedono elevata resistenza. Se in ambito medico l’EPO è riuscito a contrastare malattie gravi come tumori, HIV, sclerosi multipla ed insufficienza renale grave combattendo l’anemia che caratterizza queste condizioni patologiche, in soggetti sani ed in grossi quantitativi, l’EPO è un elemento davvero rischioso. Il rischio, poi, aumenta quando questa sostanza viene utilizzata da atleti senza indicazioni precise, ma in un convulso “fai da te”.

Trombosi, rischi tumorali per sangue, ossa e midollo, malfunzionamento dell’organismo nella produzione di globuli rossi sono solo alcuni dei pericoli che corre chi utilizza l’EPO come sostanza dopante. Questo ormone è anche piuttosto difficile da rilevare con i test anti-doping: una volta assunto, infatti, l’EPO rimane in circolo per diverse settimane, ma i risultati positivi si hanno solo a ridosso del consumo. Dopo una dose massiccia, poi, si utilizzano piccole dosi di mantenimento che sembrerebbero sfuggire ai test più accurati. Grazie alla ricerca, poi, l’ eritropoietina viene costantemente “aggiornata” per arrivare a formulazioni più efficaci sotto il profilo medico, come la darbepoetina, una nuova “forma” di Epo.

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