Lo scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco è una incapacità del proprio cuore a fornire la giusta quantità di sangue ossigenato all’organismo nello svolgimento delle varie attività quotidiane.

Spesso il risultato di questo stato dà luogo all’accumulo di liquidi a livello dei polmoni (edema polmonare), della cavità toracica (versamento pleurico), dell’addome (ascite) e sotto la cute (edema sottocutaneo).

Chi ha problemi di insufficienza cardiaca presenta di rimando una facile propensione all’affaticamento e la comparsa di “affanno” per attività che prima svolgeva senza problemi: è questo il segnale che la funzione di pompa del cuore è alterata.

Preme sottolineare che, in casi gravi, tutto ciò comporta difficoltà di respirazione se sdraiati, gonfiori alle caviglie e alle gambe, debolezza e talvolta palpitazioni.

Le indicazioni generali – che non possono tenere conto di esigenze specifiche e particolari e che non vanno intese quali cure analitiche: per quelle, vi sono i medici – per tutti i pazienti sono le seguenti:

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Correre fa bene alla salute

La corsa è la più semplice delle attività fisiche, ma anche una delle più ricche di effetti positivi. Oltre a migliorare la forma fisica e il tono muscolare, primo su tutti è l’effetto sul cuore. L’efficienza cardiaca e circolatoria viene migliorata moltissimo con la corsa grazie alle sostanze vasodilatatrici che si producono correndo.

Naturalmente aiuta a mantenersi sani, positivi e rilassati: sembra infatti che la corsa abbia anche un effetto eccellente sull’umore. È ormai scientificamente provato che la corsa fa bene alla salute anche perché abbassa la quantità di zuccheri nel sangue e di conseguenza fa perdere il peso in eccesso, facendoci sentire più leggeri e, nello stesso tempo, più forti.

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Ottimismo e salute: sorridere fa bene al cuore

Le persone ottimiste hanno una minore probabilità di sviluppare problemi cardiaci di quelle che tendono a non essere di buon umore: lo afferma uno studio statunitense pubblicato dall’European Hearth Journal.

I ricercatori della Columbia University di New York hanno seguito per dieci anni 862 uomini e 877 donne, misurando sia i fattori di rischio per problemi cardiaci sia la tendenza a sintomi di depressione o ostilità, o al contrario a sentimenti positivi.

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